call for paper diségno n.9
IL DISEGNO VISIONARIO
“La meravigliosa complessità del mondo comporta che esso includa molto più di ciò che è alla portata della visione comune.” (Charles Webster Leadbeater)
“I visionari formano un ordine a parte, singolare, confuso, in cui prendono posto artisti di talento molto diverso e forse anche d’ingegno ineguale. Talvolta fanno apparire quanto di più ardito e libero caratterizza la genialità creatrice, una forza profetica tutta concentrata sui domini più misteriosi dell’umana fantasia, gli effetti infine di un’ottica speciale che altera profondamente la luce, le proporzioni e persino la densità del mondo sensibile. Li si direbbe a disagio nei limiti dello spazio e del tempo. Interpretano più che imitare, e trasfigurano più che interpretare. Non si contentano del nostro universo, e mentre lo studio delle forme che vi si trovano soddisfa la maggior parte degli artisti, per costoro invece lo studio formale non è che una cornice provvisoria o, se vogliamo, un punto di partenza. (…) A prima vista sembra che essi inventino a caso, a sbalzi e sotto il capriccio dispotico di una ispirazione bizzarra, e noi siamo tratti a considerarli come viaggiatori venuti da molto lontano, e per vie traverse.” Questo l’incipit del celebre saggio Estetica dei visionari, in cui Henri Focillon, senza limiti spazio-temporali e senza gerarchie disciplinari, accomuna i nomi dei più grandi artisti del passato: Michelangelo Buonarroti, Leonardo da Vinci, Honoré Daumier, Rembrandt, Giovan Battista Piranesi, Victor Hugo, William Turner, Tintoretto, El Greco, Thomas de Quincey. Un elenco di nomi lungo, ma certo non esaustivo, cui, pensando al passato, potremmo aggiungere quelli di Hieronymus Bosch, William Blake, Aleksandr Nikolaevič Skrjabin e Antonio Sant’Elia o, venendo a tempi più recenti, quelli di Morris Graves, Louis e Bebe Barron, Lebbeus Woods e Terry Gilliam. Tutti grandi visionari che non “hanno visto” le cose, ma “hanno visionato” le cose, nel senso che, praticando i margini tra sensazione e percezione, hanno frapposto una sorta di “allucinazione controllata” capace di conferire alla realtà un’intensità e una profondità altrimenti inimmaginabili. Tanto con le parole, con le note e con le pietre quanto con i segni. Perché, da sempre, è soprattutto il disegno a squadernare di fronte ai nostri occhi ciò che sta al di là dei confini della nostra vista fisica, spalancando le porte di un mondo “altro” che possiamo vedere solo facendo affidamento sulla nostra vista mentale. E la mano, citando un’acuta notazione di Vincent Van Gogh fatta in un’appassionata lettera al fratello Theo, è un grimaldello capace di scardinare la porta blindata della coscienza e aprire la porta del futuro. Soprattutto quando impugna una matita.
Disegno visionario come interpretazione della realtà
Disegno visionario come dissoluzione della realtà
Disegno visionario come risoluzione della realtà
Disegno visionario come anticipazione della realtà
consegna abstract: 10 aprile
comunicazione accettazione: 3 maggio
full paper: 28 giugno
comunicazione accettazione definitiva in lingua inglese: 19 luglio